lunedì 20 settembre 2010

IL RUOLO DEL VOLONTARIATO NELLA SOCIETA’ CHE CAMBIA



IL RUOLO DEL VOLONTARIATO NELLA SOCIETA’ CHE CAMBIA

* Giampiero Maccioni

Presidente Associazione Sarda Trapianti - Consigliere Nazionale Federazione LIVER POOL

Non si poteva chiudere il convegno senza porre in essere una riflessione sul ruolo determinante che il volontariato svolge in generale nella società civile ed in particolare nella sanità e nel settore della donazione e delle gravi patologie degli organi in generale e del fegato in particolare.

Anche questo secondo convegno prosegue nella direzione di operare in rete : medici e pazienti, volontari e istituzioni, per aprire la strada a nuove relazioni e a metodi comuni, su tutto il territorio nazionale, nel tentativo di mettere realmente il malato al “centro” delle strategie di cura. L’identità e il ruolo del volontario, medico e paziente che sia, in relazione al vasto mondo che lo circonda, abbisogna di una attenta analisi e di un aggiornamento continuo per vincere la battaglia per la salute nella società che verrà dopo la grave crisi che a “passi tardi e lenti” si avvia verso la ripresa e la stabilità economica e politica.


* Giampiero Maccioni e nato nel 1942 in Sardegna, ad Iglesias (Cagliari), dove vive. Sposato, padre di tre figlie con quattro nipoti. Trapiantato di cuore dal 1996 è presidente dell’Associazione Sarda Trapianti <<>E’ stato socio fondatore e primo segretario nazionale (2003-2006) della Federazione nazionale Liver-Pool. E’ sempre stato impegnato nel sociale e nel volontariato socio-sanitario, dai tossicodipendenti (Comunita Exodus-Emmaus — Segretario Coordinamento Regionale Comunita Terapeutiche) ai sofferenti mentali.

Ufficiale in congedo dell’Esercito italiano é presidente della sezione UNUCI (Unione nazionale degli ufficiali in congedo d’Italia) di Iglesias. Ha promosso, fra l’altro, una campagna di promozione, informazione e sensibilizzazione della cultura della donazione e trapianto degli organi tra gli uomini e le donne con le stellette,”DIFENDI LA PATRIA DAI VALORE ALLA VITA”.Nel dicembre 2007 ha pubblicato un libro dal titolo “vi darò un cuore nuovo” Il conflitto tra morte e vita di un trapiantato di cuore nel contesto sanitario italiano. Il libro alla seconda edizione (Aisara, 2008) è stato presentato anche alla Fiera Internazionale del libro di Torino.




Il Volontariato in Italia tra luci ed ombre

La stima del numero dei volontari

Sulla dimensione della partecipazione volontaria sono molte le stime che vengono fatte o le ricerche che tentano di comprendere questo fenomeno.

Si può partire dagli oltre 7 milioni ai 4 milioni di volontari, con forti oscillazioni che risentono delle diverse impostazioni di ricerca. Tuttavia i dati evidenziano un trend incrementale del fenomeno.

Le principali ricerche che hanno cercato di monitorare il fenomeno del volontariato organizzato in Italia sono quelle realizzate dalla Fivol (Fondazione Italiana per il Volontariato) e dall’Istat (Istituto Italiano di Statistica).

La Fivol aggiorna ogni 4 anni dal 1993 una propria Banca dati sulle organizzazioni di volontariato, utilizzando un’apposita definizione operativa ed esamina l’universo delle organizzazioni attive nel nostro Paese .

Una corposa e interessante ricerca realizza da Farmindustria nell’ottobre del 2003 - con il “Primo Rapporto Annuale sull’esperienza sociale del Volontariato sanitario e assistenziale - oltre ad affrontare il fenomeno del volontariato e di quello sanitario in particolare, esamina, per la prima volta nella letteratura italiana del settore, le opinioni delle famiglie italiane nella consapevolezza che “dalla saldatura tra l’esperienza delle famiglie e quella dei volontari va letta, in prima istanza, la possibilità di far crescere un sistema maggiormente integrato di servizi, in cui una parte importante venga giocata dalla responsabilità diretta del corpo sociale. Conoscere questa saldatura, attraverso le opinioni delle due parti in gioco insieme allo sforzo di “prendere le misure” dell’entità in movimento viene a costituire una triplice lettura del fenomeno sociale” e consente di mettere a confronto dati, opinioni della popolazione ed opinioni dei volontari, nello sforzo di ridefinire, in una sorta di operazione di servizio, il campo di gioco di una scommessa non facile né scontata: quella

di contribuire a far quadrare il cerchio della salute, in presenza di bisogni crescenti e di risorse decrescenti.

Quanti sono i volontari e chi sono?

In Italia l'8% della popolazione dai quattordici anni in su (4 milioni di persone circa, dati ISTAT 2002) svolge attività di volontariato.

Partendo dai dati dell'indagine ISTAT il volontario è maschio, laureato, con un'età compresa tra i 25 e i 54 anni con un titolo di studio medio alto (laurea o diploma). Infine, la maggior parte dei volontari è di età compresa tra 25 e 54 anni, ma con l’aumento dell’età, crescono i volontari ultra 55enni.

Confrontando i dati alla luce delle recenti ricerche presentate al convegno di Lucca del Novembre scorso ( “Il Volontariato in Europa: la ricerca come strumento per scegliere”: promossa dal Centro nazionale per il volontariato di Lucca e da Csvnet, durante il quale si sono riuniti i rappresentanti del non profit di tutto il mondo) emergono dati diversi perché fondati sulla ridefinizione del concetto di volontario. (1)

(1) Per comprendere i dati presentati nella ricerca del Centro Nazionale per il Volontariato di Lucca di cui sopra occorre esplicitare la definizione di “Volontario” a cui si fa riferimento che prevede sei requisiti fondamentali. Per rientrarvi è necessario che:
- la persona presti la propria opera in virtù di una libera scelta,
- l’attività non abbia scopi lucrativi né preveda una retribuzione, in altre parole sia svolta a titolo gratuito,
- il volontario presti la propria opera all’interno di un ambiente organizzato, sia esso autodeterminato o nato presso le istituzioni,
- l’attività porti giovamento alla comunità tutta, non solo alla rete parentale e amicale di chi presta servizio,
- l’impegno portato avanti dal volontario contribuisca a rafforzare i valori etici e sociali su cui si basa il benessere della collettività,
- l’ambiente presso cui si presta il servizio sia un ambiente democratico, aperto e che non precluda la partecipazione ad alcuno.

Con questi criteri si ha una situazione più rispondente ai valori ispiratori della carta del volontariato .In questo modo i risultati della ricerca riducono di circa l’80% i volontari in Italia che diventano 826 mila, circa : l’1,37% degli abitanti, mentre si contano 21 mila associazioni di volontariato impegnate per lo più nel settore socio-assistenziale, ma anche in ambiti come la protezione civile e la tutela dell’ambiente.

La situazione del volontariato Italiano è anche messa in relazione alla situazione europea, tenuto conto anche dei diversi criteri di definizione della figura del volontario rispetto agli operatori del variegato mondo del non profit.

A questo proposito Luciano Tavazza (*), In un’intervista del 1998, diceva che in un terzo settore sempre più variegato «il nostro compito oggi è più che mai quello di educare le coscienze, di formare nuove generazioni di volontari, di tutelare i diritti non ancora riconosciuti dei cittadini, di promuovere esperienze di scambio tra chi si impegna a rendere migliore la nostra società, di dare un’anima al non profit».

Dalla ricerca della Fivol 2006, a cura di Renato Frisanco, presentata il13 ott 2008, emergono ancora i seguenti dati:

Un milione e 123 mila volontari per oltre 35mila organizzazioni di volontariato. A prendere le misure del volontariato italiano è la quarta Rilevazione nazionale sulle organizzazioni di volontariato realizzata a fine 2006 dalla Fivol, che a ottobre è stata incorporata nella Fondazione Europa Occupazione (Feo). La rilevazione, condotta a cura di Renato Frisanco su tutto il territorio nazionale, ha coinvolto un campione di 12.686 organizzazioni di volontariato (OdV), pari al 36% delle poco più di 35 mila organizzazioni iscritte e non iscritte ai Registri del volontariato.

La ricerca si basa su parametri molto restrittivi e prende in considerazione soltanto quelle organizzazioni che posseggono i requisiti di gratuità, solidarietà e democraticità previsti dalla legge quadro sul volontariato (legge 266 del '91).

Attualmente i volontari italiani stimati dalla ricerca Fivol sono poco più di 1 milione 123 mila, di cui poco meno di 650 mila (pari al 57,4% del totale) svolgono la propria attività in modo continuativo o sistematico. Questi volontari garantiscono un impegno medio settimanale di 5 ore, che producono complessivamente circa 3,2 milioni di ore settimanali di volontariato, equivalente del lavoro di 80.600 mila operatori a tempo pieno.

Secondo i calcoli della Fivol le organizzazioni di volontariato ammontano ormai a 35.256. Anche se la crescita della solidarietà organizzata dipende in parte da una maggiore emersione del fenomeno rilevato da numerosi "osservatori" (come i Centri di Servizio per il Volontariato presenti in tutte le regioni) e reso più visibile dalla massiccia iscrizione ai registri del volontariato per avvalersi del 5 per mille.

Negli ultimi dieci anni il volontariato in Italia è cresciuto in maniera rilevante. Dalla prima rilevazione del 1995 alla più recente, diffusa dall’Istat nel 2005 e riferita al 2003, l’incremento del numero delle associazioni è stato del 152 per cento. In valori assoluti si è passati da 8.343 a 21.021 unità. Per ogni organizzazione che in questi anni ha cessato la sua attività ne sono state iscritte negli appositi registri regionali più di 10.

Il volontariato appare sempre più come una "componente strutturale del panorama sociale del Paese": le OdV identificate nel corso della rilevazione sono, infatti, 6 ogni 10 mila abitanti, anche se con coefficienti diversi a seconda delle differenti aree geografiche.

I due estremi sono rappresentati dal Nord Est e dal Sud del Paese, che registrano rispettivamente un grado di densità pari a 7.2 e 4.6. Venendo poi alle singole regioni, emerge che la densità più elevata spetta alle Marche (9.5), mentre al polo opposto è la Campania (2.7).

Tra le altre regioni, quelle con coefficienti più alti risultano Liguria (8.9), Toscana (8.8), Umbria e Emilia-Romagna (8,7) e Friuli-Venezia Giulia (8.6).
Sempre rispetto alla collocazione geografica, 52 organizzazioni su 100 sono collocate nelle regioni settentrionali, per il 54,8% dei volontari attivi. Nel Meridione, invece, operano circa il 28% delle OdV e il 23,7% dei volontari complessivi. Nel Nord-Est, infine, si nota il tasso più elevato di volontari assidui (il 63,1%), ovvero di coloro che garantiscono un'azione solidale continuativa. Tuttavia, il divario tra Nord e Sud del Paese si va gradualmente ridimensionando. Negli ultimi cinque anni, infatti, le organizzazioni di volontariato, in proporzione, sono cresciute più a Sud (20,2%) che al Nord Est (12,6%).

(*)Luciano Tavazza è stato presidente della FIVOL-Fondazione italiana per il volontariato- fondatore e per lunghi anni presidente del MoVI, (Movimento di volontariato italiano). Con Luciano Tavazza,deceduto il 1 maggio 2000, scompare una delle intelligenze più lucide del volontariato italiano e una delle poche persone capaci di una continua e coerente spola tra cultura laica e cultura cattolica, tra volontari e cittadini, tra servizi pubblici e volontariato, tra operatività e riflessione culturale, tra attualità e memoria, tra vertici e base. Per chi lo conosceva di persona, come alcuni di noi, scompare contemporaneamente un padre, un amico, un maestro.

Tutto ciò messo anche in relazione all’Europa, l’Italia si dimostra una delle realtà meno virtuose, rispetto alla capofila Svezia, che vede la metà dei propri cittadini impegnata in attività di volontariato, e ad una media europea che conta un 30% di volontari sulla totalità della popolazione, Tra gli 826 mila volontari italiani il 54% è composto da uomini, il 46% da donne, per lo più di età tra i 30 e i 54 anni.

Come si spiega la minor diffusione della pratica del volontariato nel nostro paese?

Una risposta è contenuta negli atti del recente convegno di Lucca del 12 e 13 Dicembre e sintetizzate da Rossana Caselli, responsabile della Formazione e dei Rapporti con l’Europa del Centro Nazionale per il Volontariato di Lucca che ha seguito passo a passo la ricerca e organizzato il Convegno (“Il Volontariato in Europa: la ricerca come strumento per scegliere”) promosso dal Centro nazionale per il volontariato di Lucca e da Csvnet, in collaborazione con la regione Toscana, Cesvot e Fondazione Volontariato e Partecipazione

“E’ indubbio che il volontariato italiano rappresenti un potenziale umano ancora da sviluppare appieno, e che questo sviluppo sia strettamente vincolato alla presenza di una rete di istituzioni e di uno Stato che come primo attore di welfare coordini e sostenga l’opera di tutte quelle persone che contribuiscono al benessere della comunità.

La presenza della Legge 266 ha garantito finora una buona disponibilità di risorse, ma occorre tenere presente che il mondo del volontariato ha bisogno che i finanziamenti siano garantiti, erogati con una certa continuità e ben distribuiti, pena il fallimento di certi progetti e la compromissione dei risultati dell’impegno di molti. Purtroppo non sempre abbiamo potuto contare su azioni di sostegno così condotte, e a causa della crisi economica la situazione è destinata a peggiorare. D’altra parte spesso si riscontra un clima fin troppo competitivo che induce le associazioni a contendersi i finanziamenti e le risorse, piuttosto che impegnarsi a fondo in logiche di rete che possano garantire azioni più coordinate e un uso più fruttuoso dei fondi disponibili.
Se poi accostiamo i dati italiani a quelli provenienti dagli altri paesi ci accorgiamo che realtà emergenti come ad esempio i Balcani e l’Est Europeo dimostrano una vitalità e uno slancio che derivano certamente da un bisogno di cambiamento sociale e da una fiducia nel futuro che in Italia abbiamo da qualche tempo lasciato da parte.

Se vogliamo dar vita ad una società più solidale dobbiamo fare in modo che il volontariato non sia un bene di lusso ma al contrario venga ad essere un’opportunità accessibile a tutti, anche a chi non dispone di infinite risorse in termini di tempo o di denaro: per esempio è giusto che si dispongano rimborsi spesa – quando possibile - per chi offre i propri servizi e che si attivi ogni strategia per sostenere la diffusione dell’azione volontaria.

Per quanto riguarda in particolare le strutture messe a disposizione delle associazioni, prime tra tutte i Centri di Servizio, il panorama italiano è molto variegato e comprende modalità di azione differenti. E’ indubbio però, al di là dell’assenza di dati specifici, che i contesti in cui le strutture di servizio funzionano e sono adeguatamente sostenute nel loro fare, il volontariato ha un respiro maggiore e un raggio di azione ben più ampio.
Se si riconosce insomma che ricchezza economica e benessere sociale sono aspetti inestricabili dello sviluppo di una comunità, dobbiamo considerare Stato, mercato e Terzo Settore come tre realtà che non devono solo convivere o completarsi, ma interagire e rafforzarsi a vicenda, per meglio tutelare i diritti delle persone e rendere la società più accogliente.”

LA CARTA DEI VALORI

Un punto di arrivo, per una nuova partenza.

L’oggi del volontariato è reso possibile grazie a quel ricco passato e a quelle radici religiose, ideologiche, culturali da cui proviene e da cui attinge forza e provocazioni per ri-progettare il futuro. Ma ri-progettare presuppone ri-pensare: la spinta ideale, i modi attraverso i quali essa si è venuta realizzando, il rapporto con una comunità locale, nazionale, mondiale in continua trasformazione, le condizioni per una sempre più significativa presenza negli scenari futuri.

La Carta dei valori, ispirata sin dagli anni 90 da due grandi testimoni e profeti del volontariato italiano ( Tonino Bello e Luciano Tavazza);

elaborata e proposta da Fivol - Fondazione italiana per il volontariato - e dal Gruppo Abele;

integrata dal lavoro di numerose organizzazioni, singoli volontari, studiosi;

si propone di ribadire la specificità dell'esperienza del volontariato rispetto al multiforme mondo del Terzo Settore che comprende cooperative sociali, ong, associazioni,ecc..

Il dato forte che emerge dalla lettura del documento è quello relativo alla gratuità dell'opera prestata, che rende il volontariato una realtà originale rispetto alle altre componenti del non profit e alle altre forme di impegno civile. Gratuità, nelle parole dei promotori della Carta, significa "assenza di guadagno economico, ma anche assenza di rendita di posizione, libertà da ogni forma di potere, assenza di vantaggi diretti ed indiretti. E' testimonianza di libertà rispetto alle logiche dell'utilitarismo economico e dell'assolutizzazione del profitto".

La Carta dei valori sottolinea, inoltre, il ruolo del volontariato quale "soggetto politico", un ruolo di stimolo alle politiche sociali e alle istituzioni alle quali, però, questa straordinaria esperienza non deve e non può sostituirsi. Quello con l'amministrazione pubblica deve essere, piuttosto, un rapporto di produttiva collaborazione affinché nella società siano sempre più radicati i valori della solidarietà, della tolleranza, della pace

Il volontariato in rete

I CSV - CENTRI DI SERVIZIO PER IL VOLONTARIATO

Sono previsti dalla legge 266/91 e dal Decreto Ministeriale dell'8 ottobre 1997.
I CSV sono al servizio delle organizzazioni di volontariato (OdV) e, allo stesso tempo, gestiti da loro, secondo il principio di autonomia del volontariato che la legge 266 ha inteso affermare.
Sono presenti in tutte le regioni italiane, ad eccezione della provincia autonoma di Bolzano.
Sono finanziati per legge dalle Fondazioni di origine bancaria.
Dei 77 CSV, 65 sono attivi a livello provinciale, 8 a livello regionale e 4 a livello interprovinciale o sub provinciale.
Il 95% dei soci dei CSV è costituito da 9.000 OdV e dai loro coordinamenti o federazioni che rappresentano complessivamente il 50,6% del Volontariato in Italia.
Nel 2007 si contano 414 sportelli operativi; ognuno si rivolge, in media, a 105 OdV e a un bacino di 143 mila abitanti.Nel 2007, i CSV hanno erogato 310.980 prestazioni a favore di oltre 90 mila utenti, di cui 38.500 sono associazioni di volontariato e di Terzo Settore e 51.500 i volontari. I servizi dei CSV sono così suddivisi: servizi di sportello, formazione, sostegno alla progettazione, supporto logistico, promozione del volontariato.

CNV . CENTRO NAZIONALE PER IL VOLONTARIATO

Il Centro Nazionale per il Volontariato si è costituito ufficialmente a Lucca nel 1984 con l'obiettivo di creare un ambito di incontro permanente per il dibattito culturale e lo scambio di esperienze fra coloro che operano nel volontariato. L'esigenza era stata espressa in più occasioni durante i convegni nazionali, che dal 1980 si sono svolti regolarmente con cadenza biennale.

Il CNV è unassociazione di secondo livello mista con personalità giuridica. Vi aderiscono infatti organismi di volontariato, strutture di servizio, enti locali, regioni, centri di servizio e anche persone significative per il loro impegno nel volontariato.

Nel 1993 la base associativa si allarga a seguito di modifiche statutarie. Aderiscono così nuovi soci, soprattutto le associazioni locali e nazionali.

Il CNV ha collegamenti internazionali permanenti con alcuni organismi europei e internazionali. Nel 1989 ha promosso la costituzione del Centre Europeen de Volontariat – CEV con la finalità di coordinare e far interagire i singoli centri nazionali di volontariato presenti nei maggiori paesi europei.

LA PROGAMMAZIONE PLURIENNALE

dal DOCUMENTO DI INDIRIZZO TRIENNALE 2009-2011

documento approvato il 21 febbraio 2009,

E’ necessario operare per trasformare il singolo gesto o segno di generosità in percorsi e scelte durature che coinvolgano la propria persona, la propria vita, le proprie scelte, alimentando un percorso di cambiamento e andando alla radice dei fenomeni.

Le indagini dell’ISTAT e del Censis ci comunicano una società italiana sempre più frammentata e a rischio di individualismo, dove i beni comuni sono sempre meno sentiti come propri. Emergono segnali contrastanti e contradditori.

  1. Da una parte i cittadini nei loro consumi appaiono sempre più attenti alle responsabilità ambientali e sociali, scegliendo prodotti biologici, sostenendo campagne ecologiche, mostrando una maggiore attenzione a comportamenti responsabili in tema di trasporti e rifiuti, acquistando prodotti del commercio equo e solidale.
  2. Ma nello stesso tempo emerge e cresce una cultura sempre più diffusa che non si sente interpellata dai beni comuni e che non si ritiene responsabile e impegnata sui temi sociali. L’indagine pubblicata all’inizio di agosto 2008 dal Corriere della Sera rispetto al tema delle emergenze sociali delle nostre città afferma che il 50,3% degli intervistati ritiene che siano problemi dei quali si devono occupare le Istituzioni, il 33,5% che come cittadini pagando le tasse già si assolve al compito di occuparsi delle persone in difficoltà, il 27,6% che non ci sia bisogno del proprio contributo in quanto ci sarebbero già molte organizzazioni che si occupano di questo.

In questo quadro la rappresentazione del volontariato è sempre più caratterizzata da un fenomeno in cerca di identità dove si evidenziano alcuni tratti costanti e alcune necessità di cambiamento:

Il volontariato sanitario in Italia

Il ruolo del volontariato nel Sistema Sanitario Nazionale viene evidenziato dal Piano Sanitario tra i “soggetti privilegiati del patto di solidarietà” e considerato “elemento ponte di fondamentale importanza strategica tra la partecipazione responsabile dei cittadini ed il perseguimento della dimensione relazionale nella qualità delle prestazioni sanitarie e nei percorsi di accesso ai servizi”.

Ricerche recenti dimostrano che “più di 1 italiano su 4 ha incrociato direttamente o indirettamente l’aiuto dei volontari: si può ben parlare perciò di un’“esperienza sociale” a pieno titolo, vista la sua estensione quantitativa all’interno del corpo sociale e si può affermare che il volontariato è penetrato nei “pori” della realtà sociale e costituisce ormai una parte esperienziale diffusa della nostra convivenza dell’impatto sociale favorevole che ha il volontariato, nell’opinione di chi ha avuto modo di utilizzarlo per i propri bisogni familiari e di farne direttamente esperienza”.

Dalla Rivista del volontariato n. 11 /1998 si riscontra che delle 10.516 organizzazioni censite dalla Fivol -e inserite in Banca Dati- quelle che indicano il campo sanitario quale settore prevalente della loro attività costituiscono il 26.4%. con un numero di volontari a vario titolo ammontante a 860 mila persone, di cui più di 500 mila sono da considerare come “volontari assidui”;
Il continuo avvicendamento di mutamenti e cambiamenti verificatisi soprattutto a partire dall’ultimo ventennio della storia contemporanea del nostro Paese hanno favorito lo sviluppo di profili diversi di attività: da quella assistenziale, a quella sanitaria, a quella della promozione verso la donazione di sangue e di organi, a quella di tutela e promozione verso forme particolari di malattie, compresa quella mentale, e talvolta anche di handicap (morbo di Alzheimer, distrofia muscolare, leucemia, etc.). In sostanza all’interno di questo unico grande settore operano e convivono una quantità di organismi diversi non solo per tipo di attività ma anche per dimensioni, risorse, numero e genere di aderenti.

Sempre dal sopra citato rilevamento del 2003 di Farmindustria, si evidenzia che esiste un “numero oscuro fisiologico” che esprime l’evolversi e il pulsare del corpo sociale, il quale ultimo crea e trasforma in continuazione la fenomenologia analizzata: “Siamo dunque davanti ad un’entità in movimento, in cui nascono, crescono ma anche muoiono oppure deperiscono o sopravvivono stancamente iniziative, quasi fossero vere e proprio cellule del nostro vivere collettivo che ha bisogno di rigenerarsi in continuazione, a partire dalle particelle più elementari. E del resto le spinte verso il volontariato sono tipicamente individuali e frammentate, facendo sì che questa impronta resti tale anche nel tempo. Il che crea di solito notevoli problemi quando sorgono necessità (o anche vere e proprie opportunità) di maggiore coordinamento, organizzazione, strategia, presenza e ruolo più politico,un utilizzo crescente della risorsa-volontariato, da favorire e da sostenere, in funzione di un sistema integrato di risorse che contempli anche quella della gratuità e della solidarietà, vicino al solo trasferimento di risorse pubbliche oppure all’investimento di quelle private, in una logica di mercato. Ma è proprio con questa entità in movimento, tanto significativa quanto delicata, per le energie non di mercato che mette in gioco, che bisogna saper dialogare e comprendere nell’utilizzo del volontariato.” E’ emerso infine come quasi i 2/3 della popolazione intervistata ritenessero che fosse giusto aiutare, in varie forme, i volontari e le loro associazioni. L’indubbio “insediamento sociale” del fenomeno volontariato, e di quello socio-sanitario, è avvallato anche dal fatto che più del 50 per cento della popolazione conosce queste attività. Ed un quarto dei cittadini ha avuto esperienze, dirette o indirette, nel volontariato.

Le caratteristiche ed il ruolo delle associazioni


All’interno del volontariato sanitario numerose e diversificate, talvolta disperse in piccole realtà locali, sono nate le associazioni che si sono dedicate alla lotta delle malattie del fegato, sono varie e operano sempre più numerose in Italia da una decina d’anni. La legge 266 del 1991 all’art.1 “…riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo..”. La stessa ha definito la struttura ed i compiti del volontariato e sancisce di fatto la nascita del volontariato come nuovo soggetto, prendendo atto e accreditando le realtà di volontariato già in essere e sottolineando il ruolo di partecipazione attiva.

La domanda di assistenza e cura dei malati e delle famiglie - in modo particolare colpite da patologie croniche e invalidanti e in quelle derivanti da gravi irreparabili danni dell’organo malato, risolvibili con interventi di trapianto, - sono sorte sempre più nuove realtà associative grazie alla solidarietà ed alla partecipazione degli stessi pazienti e familiari e/o medici ed operatori della sanità.

La presenza diffusa nel territorio delle regioni italiane di queste associazioni, nella gran parte costituite da volontariato tradizionale (Welfare), ha impedito nel passato la

costruzione di un progetto strategico unitario capace, partendo dalla realtà e dall’esperienza locale, di rapportarsi e confrontarsi con le istituzioni e con la comunità medico scientifica nazionale per la rinascita della vita (trapianto) ed il miglioramento della salute e della qualità della vita. Mancava anche in questo settore delle epatopatie una rete di rapporti associativi locali e nazionali che potesse massimizzare e concretizzare nuove strategie di prevenzione, di cura, di assistenza socio pedagogica anche con le risorse finanziarie pubbliche e private.

In alcuni casi le singole associazioni hanno aperto la strada per la realizzazione di campagne informative e promozionali : per la vaccinazione contro l’epatite B, per l’informazione sulle malattie del fegato in generale (in particolare il virus dell’epatite C), fornita in molti centri grazie all’azione quotidiana dei volontari ed ora anche attraverso il potente e vasto mondo della comunicazione del Web. Le campagne si sono spinte fino alla promozione della cultura della donazione degli organi, affiancandosi alle tradizionali e radicate associazioni come l’AIDO ed alle istituzioni sanitarie specifiche sorte dopo la legge del 1991 sulla donazione e trapianto di organi tessuti e cellule.

Strutture di accoglienza per assistere malati e familiari prima, durante e dopo il trapianto, sono presenti in quasi tutte le regioni ed è sorta anche l’assistenza domiciliare epatologica. Alcune

associazioni hanno poi affrontato il tema delle malattie del fegato – in una visione globale tipica del mondo del volontariato – nei Paesi poveri. Infine, le fondazioni dedicate a questi malati, hanno dato un grande impulso nel campo della informazione, della ricerca e dell’assistenza.



Nasce la Federazione Liver Pool


È nata sotto i migliori auspici, il 14 Marzo 2003 la Federazione Nazionale delle Associazioni di Volontariato per le Malattie Epatiche e dei Trapiantati di Fegato - Onlus, frutto dell’unione iniziale di quattordici associazioni di volontariato ed in rappresentanza di numerose regioni: Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Campania, Marche e Calabria.

In questo contesto la nascita di questa rete di comunicazioni e conoscenza delle realtà regionali ha consentito il raggiungimento di una efficace azione programmatica unitaria interna ed esterna : in collaborazione con il mondo scientifico e le sue associazioni ed enti nazionali.

Il primo passo nella direzione indicata dai pazienti della valorizzazione e potenziamento della relazione medico-paziente è iniziato a Milano nel gennaio del 2004 con la mano tesa da parte dell’AISF, la più importante associazione italiana di specialisti, con l’incontro :“L’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato incontra il mondo del volontariato”.

Nasce così una task-force italiana di medici e volontari per la prevenzione, la ricerca e la cura delle malattie epatiche. E’ il primo ed antesignano passo che AISF e LIVER POOL compiono verso la riscoperta e la valorizzazione della cultura e degli strumenti operativi per mettere in rete pazienti, volontari e medici nella programmazione e realizzazione virtuosa del diritto costituzionale alla salute.

Questo convegno unico nel suo genere in Italia, il secondo dopo quello del dicembre 2007, come recita l’introduzione al programma, intende affrontare tali argomenti in un’ottica multidisciplinare ma unitaria, che veda coinvolte tutte le realtà, per confrontarsi poi con i malati e fra i volontari. Il Convegno, inoltre, vuole aprire la strada a nuove relazioni e a metodi comuni, su tutto il territorio nazionale, nel tentativo di mettere realmente il malato al “centro” delle strategie di cura.

E’ proprio per mettere il malato al centro che abbiamo elaborato una strategia di cura da realizzare nel piano sanitario nazionale con la nostra proposta rivolta al mondo scientifico e politico per un dibattito ed una possibile convergenza operativa su:

Un nuovo approccio all'assistenza dei pazienti affetti da malattie di fegato – LIVER UNIT

Nell’ambito delle realtà associative nate nel mondo del volontariato, relative alle malattie del fegato e al trapianto, è stata sempre prestata grande attenzione alle strategie organizzative e d’integrazione. Questo interesse, sostenuto con forza anche dalla Federazione Nazionale Liver-Pool Onlus e dalle associazioni federate, si è via via indirizzato alla prevenzione, alla diagnosi, all’assistenza, alla cura, al trapianto, alla donazione degli organi e, soprattutto, alla presa in carico della persona malata lungo il suo percorso.

Il progetto “Liver Unit”, o Unità di Epatologia, intende affrontare quest’approccio integrato aprendo la strada a nuove relazioni e a strategie comuni, su tutto il territorio nazionale, nel tentativo di mettere realmente il malato al “centro” delle strategie di cura.

In particolare, il progetto ha l’intenzione di porre speciale enfasi sulla necessità di affrontare le malattie del fegato in un’ottica unitaria, caratterizzando e qualificando le strutture che, negli ospedali e nel territorio, dovrebbero essere votate alla cura dei pazienti affetti da malattie del fegato.

Non è, infatti, concepibile che, ancor oggi, l’assistenza e le cure epatologiche in Italia - per malattie che comportano più di 50mila ricoveri all’anno in degenza ordinaria e altrettanti in Day Hospital - siano erogate da strutture che differiscono enormemente per caratteristiche strutturali e storia culturale e delle quali non esiste alcuna verifica d’accreditamento specifico e non sia neppure possibile una classificazione di livello - di grado o di stadio - per entità, intensità o complessità, delle cure fornite.

Tutto ciò deve essere superato. Solo così, sarà possibile intervenire, ancor più, sul fronte della prevenzione e della diagnosi precoce, creando nuovi network clinici per le cure più avanzate, offrendo una nuova assistenza ospedaliera semintensiva epatologica (integrata in un sistema che preveda, nel percorso del malato, anche l’assistenza domiciliare) e creando i giusti collegamenti affinché una Liver Unit, nella singola azienda, nell’ospedale o nella regione, possa offrire le migliori cure e un’assistenza ottimale ai pazienti affetti da malattie del fegato.

Il progetto è presentato con una speranza e un’ambizione. La speranza che il modello proposto possa trovare l’auspicato consenso nella comunità scientifica, dei professionisti e degli operatori della sanità e l’ambizione che, in Italia, le attività epatologiche germogliate, sbocciate e poi attecchite presso le Unità operative di Medicina Interna, di Gastroenterologia, di Malattie Infettive o di Chirurgia, spesso in modo spontaneo - ammirevole ma autoreferenziale, originale e a volte parziale - possano, trovando anche spunto in questo testo, crescere e collaborare al fine di rendere in futuro più omogenea l’offerta di cura a queste persone malate.

In libreria il libro della Federazione Liver-Pool

Un libro voluto dai volontari della Federazione


Le malattie del fegato sono molto diffuse e - nonostante la prevenzione, le cure più moderne e le opportunità offerte dal trapianto - continuano a essere causa di sofferenze. Per comprendere quanto sia possibile fare per prevenire e curare la steatosi epatica, l’epatite e la cirrosi sono stati raccolti i consigli dei medici più famosi, specialisti in epatologia o chirurghi dei trapianti. La voce dei malati e dei familiari, di chi ha donato la vita e di quanti hanno ricevuto un trapianto, aggiunge poi l’importanza dello spirito di solidarietà che, tante volte, rende possibile un percorso di cura altrimenti impensabile.
Nel libro, i concetti, le opinioni e i suggerimenti degli specialisti nelle malattie del fegato si fondono a quelli di chi ha vissuto la malattia sulla propria pelle, trovando la forza di dare una mano anche agli altri; a chi, meno fortunato, è rimasto indietro. E così l’intreccio virtuoso fra medicina e solidarietà è arrivato anche in Africa, fra il popolo del deserto che non ha ancora le risorse per combattere la povertà e contrastare la diffusione di queste malattie.
La salute del tuo fegato fornisce quindi la possibilità di conoscere le potenzialità della medicina moderna nel campo delle malattie del fegato e del trapianto. Con semplicità, i pareri autorevoli dei massimi esperti in questo settore si affiancano al calore delle testimonianze dei malati, dei loro familiari e all’umanità dei volontari. E consentono di comprendere come - praticando sani stili di vita, applicando i chiari consigli forniti e porgendo attenzione ai bisogni degli altri - si possa fare davvero tanto per la salute del fegato.

L'autore: Salvatore Ricca Rosellini (1955) è medico epatologo dell’Ospedale di Forlì, specialista in gastroenterologia, medicina interna e geriatria. Fondatore e presidente dell’Associazione forlivese per le malattie del fegato, è presidente della Liver-Pool Onlus, la Federazione nazionale delle associazioni di volontariato per le malattie epatiche e il trapianto di fegato. Autore di numerosi lavori scientifici e vari testi monografici, ha organizzato decine di corsi e congressi, sui temi della medicina, delle malattie del fegato e del volontariato. Attraverso ripetuti viaggi nel Sahara algerino ha promosso numerosi progetti diretti a contrastare la diffusione delle epatiti virali nei campi dei rifugiati sahrawi di Tindouf.


S. Ricca Rosellini. La salute del tuo fegato. Prevenire e curare steatosi, epatite e cirrosi. SugarCo, 2010, 160 pagine. 16,00 euro.
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Nell’intento di proseguire nella formazione dei nostri volontari sui valori e le proposte condivise dalla generalità delle associazioni, all’interno di un quadro di riferimento nazionale ed unitario, appare utile prendere visione dei documenti e degli atti dell’ Assemblea del Volontariato Italiano conclusasi a Roma il 5 dicembre 2009 con l’approvazione di un documento di cui riportiamo la parte propositiva:

Al termine dei suoi lavori, l’Assemblea individua le seguenti priorità:

1) il Volontariato deve essere riconosciuto quale attore di sviluppo dell’auto-promozione

dei cittadini, formazione sociale ove si svolge la loro personalità, così come sancito

anche dalla nostra Costituzione (art. 2) e ribadito dalla Corte Costituzionale (sentenza n.

75 del 1992). soggetto teso a promuovere ed organizzare le esperienze di Volontariato

come concreto servizio all’interesse generale e ai beni comuni, esercizio di piena

cittadinanza con una funzione di senso, pedagogica e culturale di promozione della

solidarietà e della sussidiarietà. L’Assemblea rifiuta invece ogni approccio culturale e

ogni prassi che attribuisce al Volontariato il ruolo di soggetto ancillare che risponde ai

fallimenti dello Stato e/o del Mercato.

2) E’ necessario promuovere e rafforzare le forme di rappresentanza del Volontariato unitarie e plurali, nella quale si valorizzino le diverse sensibilità, si riconoscano le organizzazioni di diverse dimensioni e dei differenti settori operativi. Tutto questo dovrà avvenire nel quadro di una più ampia e doverosa rappresentanza complessiva del Terzo Settore, dove valorizzare la ricchezza di compiti e funzioni dei vari soggetti in campo a partire dal Forum Terzo Settore, nel suo ruolo di parte sociale tesa a rappresentare le reti, gli interessi e le istanze comuni delle organizzazioni di Terzo Settore, dalla Consulta nazionale del Volontariato c/o il Forum e dalla ConVol, tese in particolare a promuovere lo sviluppo di rapporti e relazioni fra i vari soggetti del Volontariato al fine di rappresentare la loro specificità e il loro ruolo a servizio delle comunità, da CSVnet quale prezioso servizio alla rappresentanza e alla sua costruzione con una propria complementare capacità interpretativa dei territori e dei bisogni delle organizzazioni di Volontariato. Queste organizzazioni unitamente possono rivendicare un autonomo ruolo politico che attraverso le varie forme della partecipazione (la democrazia partecipativa) contribuisca anche a sostenere e rafforzare la democrazia politica rappresentativa, dando voce a chi non ha voce.

3) Gli Enti Pubblici, nell’applicazione del principio di sussidiarietà, così come sancito dalla

nostra Costituzione (art. 118), e alla luce del processo federalista in atto, dovranno

individuare appositi spazi e strumenti dove il Volontariato possa effettivamente

esercitare il proprio ruolo di partecipazione alla programmazione e verifica in tutte le

politiche pubbliche, come ad esempio previsto dalla L. 328/00 “legge quadro per la

realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”. Il Volontariato, a sua

volta, dovrà impegnarsi a operare in rete rendendo sempre evidente il perseguimento del

bene comune e a favorire la formazione dei propri quadri.

4) Il processo di armonizzazione e di semplificazione del quadro normativo del terzo settore

dovrà essere svolto attivando Tavoli permanenti di confronto con le parti coinvolte

prefiggendosi i seguenti obiettivi:

la promozione e valorizzazione delle reti associative e l’introduzione del Registro

nazionale delle organizzazioni di Volontariato;

la riforma dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato;

la tutela e la promozione del sistema di affidamento in convenzione dei servizi al

Volontariato rendendo più omogenee le prassi e più trasparenti i criteri;

l’incentivazione e la promozione di strumenti per facilitare i lavoratori nel poter

svolgere attività di Volontariato;

la stabilizzazione del 5 per mille e la promozione di altre forme di sussidiarietà

fiscale;

il consolidamento dell’esperienza del Servizio Civile Volontario rendendolo un diritto

esigibile per i giovani e identificando nel terzo settore un luogo privilegiato dove

svolgere l’esperienza;

l’avvio di processi di semplificazione normativa e amministrativa (come indicato nella

nota, predisposta dagli organizzati di questa Assemblea, per l’audizione alla Commissione affari

sociali della Camera del 25/7/07 per la riforma della L. 266/91), di diminuzione degli

adempimenti burocratici, di modalità adeguate ed unitarie di rendicontazione

economica e sociale, tese anche a valorizzare l’apporto specifico del Volontariato;

la validità di una legge nazionale sul volontariato e un processo di armonizzazione

della legislazione regionale in materia;

mantenimento dell’ art 15 della L. 266/91 nella sua attuale formulazione;

La promozione di un sistema di controllo unitario e trasparente di rendicontazione,

che valorizzi il ruolo delle reti e affermi le funzioni di autocontrollo delle

organizzazioni di Volontariato come luoghi di esercizio concreto e diffusione della

cultura della legalità.

L’espressione di rappresentanze unitarie coerenti, assicurando rinnovate modalità di

partecipazione e di governance diffuse e democratiche, confermando la centralità

del tema della rappresentanza impegnandosi in un percorso a partire dai contenuti

della Carta della Rappresentanza..

5) Oggi i Centri di Servizio al Volontariato – la cui nascita è stata frutto di un percorso

disomogeneo e talvolta anche accidentato e problematico - costituiscono un sistema

ordinario, diffuso e strutturato di servizi e azioni di sostegno, qualificazione e

promozione del Volontariato orientato al suo sviluppo e alla sua reale autonomia, che

per sua natura presenta al suo interno eccellenze e criticità. Diviene necessario: a)

evitare che il loro patrimonio di attività e di competenze sia messo in dubbio a causa

della crisi economica; b) garantire una continuità di risorse adeguate e una loro uniforme

diffusione su tutto il territorio nazionale; c) qualificare questo sistema migliorandone

l’efficacia, l’efficienza, la realizzazione di azioni innovative finalizzate allo sviluppo del

Volontariato, i sistemi di governo democratico da parte del Volontariato, e i sistemi di

controllo da parte di chi mette le risorse.

6) In vista del 2011 “Anno Europeo del Volontariato”, l’Assemblea adotta il “Manifesto del

Volontariato per l’Europa” e si adopera in particolare affinché sia:

definito a livello europeo il Volontariato;

riconosciuto come espressione della cittadinanza attiva, il suo valore formativo e sia

garantito l’accesso a tutti;

promosso – anche attraverso apposite norme, programmi, risorse, agevolazioni – il suo

sviluppo e la sua partecipazione a tutti i livelli decisionali;

sostenuto il lavoro di rete e lo scambio di buone prassi;

istituito un apposito strumento di dialogo con la Commissione e il Parlamento UE (es.

Osservatorio Europeo del Volontariato);

coinvolto il Volontariato nella determinazione degli indirizzi e del programma di

attività.

7) Nel riconoscere le problematiche e la ricchezza del sud Italia, Il volontariato – anche

attraverso le azioni della Fondazione per il Sud, e in particolare come realizzato con il

Progetto Formazione Quadri del Terzo Settore – si impegna a esercitare un ruolo da

protagonista del rinnovato sviluppo integrale della società meridionale.

Giampiero Maccioni

Presidente Associazione Sarda Trapianti

Consigliere Nazionale Federazione LIVER POOL

Bibliografia

  1. DOCUMENTO FINALE DELL'ASSEMBLEA DEL VOLONTARIATO ITALIANO Roma 5 Dicembre 2009
  2. Documenti preparatori assemblea
  3. Ricerca Fivol 2006, a cura di Renato Frisanco, presentata il13 ott 2008
  4. Atti 5 Conferenza Nazionale del Volontariato – Napoli 13-15 Aprile 2007
  5. Rosy Bindi – La Salute impaziente – Jaca Book Marzo 2005
  6. ISTAT - Le organizzazioni di volontariato in Italia rilevazioni al 31.12.2001 e 2003
  7. Ilesis – Farmindustria : Roma, ottobre 2003 “Primo Rapporto Annuale sull’esperienza sociale del Volontariato sanitario e assistenziale.
  8. Quarta rilevazione FIVOL 2006 “LO SCENARIO DEL VOLONTARIATO ORGANIZZATO OGGI”
  9. Luciano Tavazza – “Dalla Terra Promessa alla Terra Permessa” Editore FIVOL 2001
  10. 1991 - Edizioni dell’alento - Mo.VI. – “Volontariato e partiti politici”
  11. Tavazza-Manganozzi-Pionati-Sardo-De Martis -“Testimonianze” -Edizioni SEI 1990

Cassa di Risparmio di Roma

  1. Tavazza-Manganozzi-Pionati-Sardo-De Martis -“Volontari Oggi” -Edizioni SEI 1990

Cassa di Risparmio di Roma

PRINCIPI FONDANTI

Volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni.

I volontari esplicano la loro azione in forma individuale, in aggregazioni informali, in organizzazioni strutturate; pur attingendo, quanto a motivazioni, a radici culturali e/o religiose diverse, essi hanno in comune la passione per la causa degli esseri umani e per la costruzione di un mondo migliore.

Il volontariato è azione gratuita. La gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile. Ciò comporta assenza di guadagno economico, libertà da ogni forma di potere e rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti. In questo modo diviene testimonianza credibile di libertà rispetto alle logiche dell’individualismo, dell’utilitarismo economico e rifiuta i modelli di società centrati esclusivamente sull’"avere" e sul consumismo.

I volontari traggono dalla propria esperienza di dono motivi di arricchimento sul piano interiore e sul piano delle abilità relazionali.

Il volontariato è, in tutte le sue forme e manifestazioni, espressione del valore della relazione e della condivisione con l’altro. Al centro del suo agire ci sono le persone considerate nella loro dignità umana, nella loro integrità e nel contesto delle relazioni familiari, sociali e culturali in cui vivono. Pertanto considera ogni persona titolare di diritti di cittadinanza, promuove la conoscenza degli stessi e ne tutela l’esercizio concreto e consapevole, favorendo la partecipazione di tutti allo sviluppo civile della società.

Il volontariato è scuola di solidarietà in quanto concorre alla formazione dell’uomo solidale e di cittadini responsabili. Propone a tutti di farsi carico, ciascuno per le proprie competenze, tanto dei problemi locali quanto di quelli globali e, attraverso la partecipazione, di portare un contributo al cambiamento sociale. In tal modo il volontariato produce legami, beni relazionali, rapporti fiduciari e cooperazione tra soggetti e organizzazioni concorrendo ad accrescere e valorizzare il capitale sociale del contesto in cui opera.

Il volontariato è esperienza di solidarietà e pratica di sussidiarietà: opera per la crescita della comunità locale, nazionale e internazionale, per il sostegno dei suoi membri più deboli o in stato di disagio e per il superamento delle situazioni di degrado. Solidale è ogni azione che consente la fruizione dei diritti, la qualità della vita per tutti, il superamento di comportamenti discriminatori e di svantaggi di tipo economico e sociale, la valorizzazione delle culture, dell’ambiente e del territorio. Nel volontariato la solidarietà si fonda sulla giustizia.

Il volontariato è responsabile partecipazione e pratica di cittadinanza solidale in quanto si impegna per rimuovere le cause delle diseguaglianze economiche, culturali, sociali, religiose e politiche e concorre all’allargamento, tutela e fruizione dei beni comuni. Non si ferma all’opera di denuncia ma avanza proposte e progetti coinvolgendo quanto più possibile la popolazione nella costruzione di una società più vivibile.

Il volontariato ha una funzione culturale ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace, della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranza e facendosi promotore, innanzitutto con la propria testimonianza, di stili di vita caratterizzati dal senso della responsabilità, dell’accoglienza, della solidarietà e della giustizia sociale. Si impegna perché tali valori diventino patrimonio comune di tutti e delle istituzioni.

Il volontariato svolge un ruolo politico: partecipa attivamente ai processi della vita sociale favorendo la crescita del sistema democratico; soprattutto con le sue organizzazioni sollecita la conoscenza ed il

rispetto dei diritti, rileva i bisogni e i fattori di emarginazione e degrado, propone idee e progetti, individua e sperimenta soluzioni e servizi, concorre a programmare e a valutare le politiche sociali in pari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone.

ATTEGGIAMENTI E RUOLI

a) I volontari

I volontari sono chiamati a vivere la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano l’agire volontario. La dimensione dell’essere è per il volontario ancora più importante di quella del fare.

I volontari nell’esercitare il diritto-dovere di cittadinanza costituiscono un patrimonio da promuovere e da valorizzare, sia da parte delle istituzioni che delle organizzazioni che li impegnano. Pertanto esse devono rispettarne lo spirito, le modalità operative, l’autonomia organizzativa e la creatività.

I volontari sono tenuti a conoscere fini, obiettivi, struttura e programmi dell’organismo in cui operano e partecipano, secondo le loro possibilità, alla vita e alla gestione di questo nel pieno rispetto delle regole stabilite e delle responsabilità.

I volontari svolgono i loro compiti con competenza, responsabilità, valorizzazione del lavoro di équipe e accettazione della verifica costante del proprio operato. Essi garantiscono, nei limiti della propria disponibilità, continuità di impegno e portano a compimento le azioni intraprese.

I volontari si impegnano a formarsi con costanza e serietà, consapevoli delle responsabilità che si assumono soprattutto nei confronti dei destinatari diretti dei loro interventi. Essi ricevono dall’organizzazione in cui operano il sostegno e la formazione necessari per la loro crescita e per l’attuazione dei compiti di cui sono responsabili.

I volontari riconoscono, rispettano e difendono la dignità delle persone che incontrano e si impegnano a mantenere una totale riservatezza rispetto alle informazioni ed alle situazioni di cui vengono a conoscenza. Nella relazione di aiuto essi attuano un accompagnamento riservato e discreto, non impositivo, reciprocamente arricchente, disponibile ad affiancare l’altro senza volerlo condizionare o

sostituirvisi. I volontari valorizzano la capacità di ciascuno di essere attivo e responsabile protagonista della propria storia.

I volontari impegnati nei servizi pubblici e in organizzazioni di terzo settore, costituiscono una presenza preziosa se testimoniano un "camminare insieme" con altre competenze e profili professionali in un rapporto di complementarietà e di mutua collaborazione. Essi costituiscono una risorsa valoriale nella misura in cui rafforzano le motivazioni ideali, le capacità relazionali e il legame al territorio dell’organizzazione in cui operano.

I volontari ricevono dall’organismo di appartenenza o dall’Ente in cui prestano servizio copertura assicurativa per i danni che subiscono e per quelli economici e morali che potrebbero causare a terzi nello svolgimento della loro attività di volontariato. Per il principio della gratuità i volontari possono richiedere e ottenere esclusivamente il rimborso delle spese realmente sostenute per l’attività di volontariato svolta.

b) Le organizzazioni di volontariato

Le organizzazioni di volontariato si ispirano ai principi della partecipazione democratica promuovendo e valorizzando il contributo ideale e operativo di ogni aderente. È compito dell’organizzazione riconoscere e alimentare la motivazione dei volontari attraverso un lavoro di inserimento, affiancamento e una costante attività di sostegno e supervisione.

Le organizzazioni di volontariato perseguono l’innovazione socio-culturale a partire dalle condizioni e dai problemi esistenti. Pertanto propongono idee e progetti, rischiando e sperimentando interventi per conto della comunità in cui operano. Evitano in ogni caso di produrre percorsi separati o segreganti e operano per il miglioramento dei servizi per tutti.

Le organizzazioni di volontariato collaborano con le realtà e le istituzioni locali, nazionali e internazionali, mettendo in comune le risorse, valorizzando le competenze e condividendo gli obiettivi. Promuovono connessioni e alleanze con altri organismi e partecipano a coordinamenti e consulte per elaborare strategie, linee di intervento e proposte socio-culturali. Evitano altresì di farsi carico della gestione stabile di servizi che altri soggetti possono realizzare meglio.

Le organizzazioni di volontariato svolgono un preciso ruolo politico e di impegno civico anche partecipando alla programmazione e alla valutazione delle politiche sociali e del territorio. Nel rapporto con le istituzioni pubbliche le organizzazioni di volontariato rifiutano un ruolo di supplenza e non rinunciano alla propria autonomia in cambio di sostegno economico e politico. Non si prestano ad una delega passiva che chieda di nascondere o di allontanare marginalità e devianze che esigono risposte anche politiche e non solo interventi assistenziali e di primo aiuto.

Le organizzazioni di volontariato devono principalmente il loro sviluppo e la qualità del loro intervento alla capacità di coinvolgere e formare nuove presenze, comprese quelle di alto profilo professionale. La formazione accompagna l’intero percorso dei volontari e ne sostiene costantemente l’azione, aiutandoli a maturare le proprie motivazioni, fornendo strumenti per la conoscenza delle cause dell’ingiustizia sociale e dei problemi del territorio, attrezzandoli di competenze specifiche per il lavoro e la valutazione dei risultati.

Le organizzazioni di volontariato sono tenute a fare propria una cultura della comunicazione intesa come strumento di relazione, di promozione culturale e di cambiamento, attraverso cui sensibilizzano l’opinione pubblica e favoriscono la costruzione di rapporti e sinergie a tutti i livelli. Coltivano e diffondono la comunicazione con ogni strumento privilegiando - dove è possibile - la rete informatica per migliorare l’accesso alle informazioni, ai diritti dei cittadini, alle risorse disponibili. Le organizzazioni di volontariato interagiscono con il mondo dei mass media e dei suoi operatori perché informino in modo corretto ed esaustivo sui temi sociali e culturali di cui si occupano.

Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell’uso corretto dei fondi e nella formazione dei bilanci. Sono disponibili a sottoporsi a verifica e controllo, anche in relazione all’organizzazione interna. Per esse trasparenza significa apertura all’esterno e disponibilità alla verifica della coerenza tra l’agire quotidiano e i principi enunciati.


1 commento:

  1. IMMAGINI CONVEGNO OCST CAGLIARI 3 OTTOBRE 2010
    http://donazionetrapianto.blogspot.com/

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